Almiro Dini (di Sergio Rizzi, letto dallo stesso Sergio in occasione della regata dedicata ad Almiro Dini del 6-7 agosto 2005)

Dunque la Regata di Almiro Dini è la manifestazione che Lo ricorda sul mare, come è giusto che sia, Lui che del mare era, a ragione, il Grande Maestro. Ma di quest'uomo, ruvido, scontroso ma dal grandissimo cuore che mi ha regalato i quindici giorni tra i più belli della mia vita, vorrei brevemente ricordare altri significativi momenti, recuperandoli proprio da quei 15 giorni di 10 anni fa quando mi prese a fare il mozzo a giro per il mar Tirreno sul Cavo Durno, la barca che, come sapete, si era costruito da sé. Un'esperienza indimenticabile: con Almiro e Piero Ulivelli, e, su un'altra barca, l'Ombra Blu, il Pilota Marcello Perez e Giulio Montauti, un piombinese di Lucca. Siamo in mare e Almiro annuncia subito, a fronte delle notizie dei bollettini, che il suo barometro è sempre alto, ed ancora che se il mare fosse sempre in bonaccia navigherebbero solo i preti. A Porto Ercole dove arriviamo il giorno successivo non ci sarebbe spazio di ormeggio, anche perché una parte della banchina dovrebbe essere riservata ai pescherecci. Ma Almiro non si scoraggia di certo, lancia una cima a terra verso una gran bitta e: lasci fare, dia volta, dia volta. Pochi minuti dopo arriva da terra Marione, ex Nostromo della Navigazione Toscana, e Loris, l'amico che affiancava Almiro in cima all'albero quando, volendo restituirgli l'accendino, volò sul ponte da 14 metri! Così è fatta e ci ormeggiamo, noi ed anche Marcello e Giulio; in queste situazioni Almiro, che sistema le cose anche coi pescherecci in arrivo, è veramente grande. Si supera solo in mare dove, bisogna riconoscerlo, in ogni tipo di manovre, è veramente immenso. Lasciamo la costa, poi la bellissima isola di Ponza, per il mare aperto verso la Sardegna: traversata lunga (un giorno e una notte) e stupenda: un quarto di luna ci regala una striscia d'argento che si rompe contro di noi. Rumori zero, solo mare e l'onda sulla chiglia…esperienza eccezionale: amici miei grazie. Ottiolu, Porto Paolo, Tavolara e Cala Volpe. Qui Almiro e Piero riescono a portare il Cavo Durno nell'ansa più a ridosso dove l'acqua, come rivelano gli strumenti, è alta meno di tre metri. Stupore generale: navigare è un'arte e certo non si impara in breve tempo. Per me quasi certamente mai… Mangiamo uova e pomodori dal momento che l'insalata di riso residua ha subito un danno irreparabile: lasciata, con coperchio, nel lavello di cucina da Piero per evitare che si rovesciasse in navigazione, è stata interamente e irrimediabilmente annacquata dal sottoscritto mozzo durante la preparazione del caffè. Scrivo nel diario: deve essere duro sopportarmi. Almiro commenta: ne combina sempre nere. Ora muoviamo per l'isola di Santo Stefano dove ormeggiamo a Cala di Villamarina. Questa volta il luogo è davvero solitario: no telefoni, no ristoranti e bar, no case. Sei vecchie piazzole militari, una cava di granito in disuso, materiali arrugginiti e abbandonati; tutt'intorno, in cima alla cava, macroscopiche sculture spontanee di granito, testimoni muti di una remota attività. Un paesaggio duro ed insieme affascinante, una pace totale. Il bel sogno dura poco perché l'arrivo di una ciarliera signora all'ormeggio ci riporta alla realtà. Almiro sorte come un siluro dalla cabina di poppa: cos'è questo casino?… Silenzio immediato. Più tardi Giulio, assistito da Almiro e Marcello, si immerge con bombole e respiratore per effettuare una piccola riparazione alla sua barca. Io che sott'acqua non ci marcio, sto in apprensione; Marcello scherza per tranquillizzarmi e Almiro, seduto nel pozzetto, è il solito Almiro: salgono le bolle in superficie? Allora è vivo. Al mattino tutti in forma e in rotta per Bonifacio con barche tutte invelate. Nelle Bocche il vento rinforza parecchio e il Cavo Durno è sbandato sul mare da 10 a 15 gradi pur non imbarcando acqua. L'esperienza è entusiasmante ma riduce notevolmente la personale speranza di elevare di un minimo, in queste condizioni, il mio contributo alla manovra. Il colpo decisivo poi mi viene dato all'arrivo quando, di fronte all'ingresso del porto, ammainando la velatura, Almiro in piedi sul bompresso, con barca sbandata, recupera le vele con manovre da acrobata. Dopo Bonifacio la nostra meta è Porto Vecchio, situato in fondo ad un grande golfo aperto tra Punta Chiappa e S. Cipriano. Diamo fondo all'entrata del golfo e qui ci aspetta la consacrazione completa del Maestro. Infatti nel pomeriggio abbiamo la visita di un navigatore olandese anch'egli alla fonda in rada. Ci gira attorno sul canotto con atteggiamento ammirato: "battello molto interessante". Almiro lo fa salire a bordo: scambio di osservazioni tecniche. L'olandese è sempre più ammirato anche sulla sistemazione degli interni, particolarmente per il quadrato centrale e la soluzione (mai vista prima, dice) del tavolo da pranzo che, con le due parti interne ribaltabili, risolve l'organizzazione dello spazio di sosta e di passaggio in modo assolutamente nuovo ed esemplare. Condivido interamente: complimenti ad Almiro, navigatore e designer. Non poteva che essere così: i grandi Maestri sono Maestri in ogni arte. Grazie mio carissimo e sempre presente amico: qui al tuo Club Del Mare nessuno Ti dimenticherà mai. Buon vento, Almiro….

 

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